Disordini alimentari: le radici profonde del problema

Disordini alimentari: le radici profonde del problema

Al giorno d’oggi, ossessionate dalla magrezza e da corpi sinuosi, molte donne hanno problemi ad accettare il proprio corpo. Ci arrivano una miriade di stimoli che mettono in discussione le nostre forme, ci viene detto che sembriamo troppo grasse per cui cerchiamo di mangiare meno. A volte dimagriamo, altre volte il corpo si adegua e se la cava con meno calorie. Allo stesso tempo accade però che nel tempo la nostra struttura corporea tende a ripristinare il peso adeguato. Quasi ogni donna che si è sottoposta ad una restrizione alimentare, avrà fatto, suo malgrado, questa constatazione. Molte donne con problemi di linea passano inosservate, di solito si tratta di coloro che per smaltire il chilo in più preso il fine settimana, soffrono la fame tutti gli altri giorni. Esistono poi molte donne ossessionate dal proprio comportamento alimentare, il cui pensiero è rivolto sempre a questo argomento. Queste donne non riescono a controllare volontariamente quanto mangiano: l’impulso a mangiare le assale ed esse si trovano alla sua mercè. Il corpo rappresenta solo l’ultimo anello di una lunga catena di comportamenti e di atteggiamenti che si influenzano a vicenda. Se analizziamo superficialmente il problema sembrerebbe che l’ impulso a mangiare scateni l’attacco di fame che provoca il più delle volte un senso di vergogna e di colpa; e a seconda dell’intensità del bisogno della donna di ristabilire il controllo su se stessa ella metterà in atto o no condotte che la aiutino a ripristinare il  “suo peso ideale”. Se invece ci spingiamo un po’ oltre il singolo comportamento ci accorgiamo che le radici del problema sono sotterranee e affondano in un terreno assai profondo, inconscio. Sembra che le radici comuni ai disturbi alimentari affondano nelle primissime fasi dell’alimentazione, nell’appagamento del bisogno del lattante. Che cosa può fare un neonato se non ottiene  una risposta adeguata alle proprie esigenze di nutrimento, protezione, calore e sicurezza? Può cercare di attirare la madre, ma se anche ciò fallisce, si rassegna, cercando di limitare i propri bisogni. Ciò che emerge da tale rassegnazione, e che perdura anche in età adulta, è la sensazione di non aver ricevuto abbastanza, di averci rimesso. Chi soffre di disturbi alimentari non solo hanno ricevuto troppo poco, spesso il cibo, la protezione, l’accettazione non sono stati dati quando venivano richiesti, ma quando l’adulto riteneva giusto concederli. Che cosa impara dunque un neonato in queste circostanze? Impara ad afferrare e trattenere tutto ciò che riceve. Poichè non possiede ancora il concetto di tempo, agisce secondo il principio “ora o mai più”. Questo modello è riscontrabile in coloro che soffrono di disturbi alimentari anche in età adulta: limitata capacità di sopportare le frustrazioni, avidità, ingordigia, tendenza ad aggrapparsi agli altri nei rapporti d’amore  e di amicizia. Credono di non poter mai ricevere abbastanza, e soprattutto quando lo desiderano. Con il loro afferrare e aggrapparsi costringono i loro familiari a difendersi per non essere “divorati”; questa avidità tuttavia riguarda solo le persone più intime perché esteriormente appaiono forti, superiori e competenti. Generalizzando  si può affermare che coloro che soffro no di alterazioni nel controllo dell’appetito non sono così autonome e indipendenti come vogliono apparire e che il più delle volte non riescono a formulare richieste o rifiuti per paura di non essere più amati. A questo punto potrebbe essere importante focalizzarsi su due quesiti: come mai è così importante essere amate? E soprattutto: cosa intendono per amore?

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Immagine corporea

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