Quando il cibo serve a mettere una distanza

Quando il cibo serve a mettere una distanza

In base al comportamento alimentare e a seconda della corporatura dell’individuo i disturbi alimentari vengono suddivisi in tre ampie categorie: anoressia, bulimia e obesità.

Questi quadri clinici presentano molte caratteristiche tipiche di una mania: l’avida ricerca di un dato elemento, la segretezza, uno stato di ebbrezza o meglio di offuscamento della ragione, seguito da una sorta di risveglio per lo più generato da sensi di colpa e di vergogna e dalla promessa di non farlo più e di cominciare dal giorno dopo una nuova vita, proposito che puntualmente non viene mantenuto.

L’anoressia si contraddistingue da una riduzione volontaria dell’assunzione di cibo che può portare, nei casi limite, a uno stato di dimagrimento letale. I soggetti anoressici appaiono fragili e indifesi, suscitano negli altri un senso di pietà, a volte ribrezzo, in altri casi ammirazione, il più delle volte, comunque, stupore. Perché controllarsi fino ai limiti dell’autolesionismo è grandioso. Un soggetto anoressico riesce a tenere tutto sotto controllo, i suoi bisogni, il suo corpo, mantenendo sempre un che di inavvicinabile.

I soggetti bulimici invece hanno un intenso bisogno di mangiare, patologico e condizionato psichicamente. Solitamente dopo un’ abbuffata il soggetto bulimico utilizza tecniche di svuotamento ( vomito, lassativi o sessioni di sport estremo) tanto da mantenere il proprio peso corporeo pressoché inalterato. Una donna bulimica appare per lo più distaccata, fredda, severa, precisa, razionale, giudiziosa. Esteriormente appare molto forte, ma come sia intimamente nessuno lo sa. Anch’essa suscita ammirazione, e anche a lei è difficile avvicinarsi.

La fame smodata condizionata a livello psicologico conduce all’obesità, soprattutto quando la grande mole di cibo non viene espulsa o viene espulsa troppo raramente. In una società che ha fatto dello status della magrezza un’ icona, il soggetto bulimico viene respinto o non visto di buon occhio. La donna obesa è avvolta da una spessa barriera, uno strato che la tiene lontana dagli altri, inoltre è per lo più quasi sempre oppressa dall’idea di dover dimagrire.

Tutti e tre questi disturbi dell’alimentazione producono lo stesso risultato: creano distanza.

La donna anoressica si erge psicologicamente sugli altri, sui deboli. È molto orgogliosa di tener così bene in pugno il proprio organismo e i propri bisogni. A livello psichico però le manca tale autonomia: non è indipendente e teme sempre di perdere il controllo che con fatica ha conquistato.

La donna bulimica accetta solo la sua immagine perfetta, rifiuta il suo vero Io che forse nemmeno conosce e di cui teme il manifestarsi. La donna bulimica concede troppo poco spazio alla propria vera personalità che quindi trova sbocco a livello fisico. Ciò che manca a livello cosciente è l’accettazione di sé, la capacità di far posto al vero Io.

La donna obesa si serve del proprio corpo per mettere una distanza con il mondo. Si isola fisicamente dato che non riesce a farlo a livello psichico. Ci sono donne che dopo essere dimagrite anche 20 kg tornavano ad ingrassare poiché non erano capaci di gestire l’interesse suscitato da loro nuovo aspetto. Si può affermare che le donne (e anche gli uomini) con alterazioni nel controllo dell’appetito non sono così autonome e indipendenti come vogliono apparire. Sono persone che non amano il loro vero Io e che non riescono a formulare richieste o rifiuti per paura di non essere più amati. Grazie alla distanza evitano che gli altri si avvicinano. Si ha paura del contatto in tutti i sensi. Toccare qualcuno significa anche commuoverlo. La commozione implica emozione, debolezza,perdita di controllo, lacrime,umiltà. Non si può essere freddi, orgogliosi e superiori quando si è commossi, quando si è emotivamente coinvolti. La commozione comporta anche movimento: si dice infatti “ essere mossi a compassione”.Quando si è commossi qualcosa si mette in moto e tutti i bisogni insoddisfatti verrebbero portati a galla. E quindi che succede? Toccherebbe fare i conto con se stessi, con le mancanze, con i desideri nascosti. Questo può provocare dolore, allora attraverso il cibo o la negazione dello stesso vengono messe a tacere le emozioni e questo è sicuramente più sicuro che lasciarsi andare o essere trascinata.

 

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Disordini alimentari: le radici profonde del problema

 

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