Perfezione o perfetta imperfezione?

Perfezione o perfetta imperfezione?

La perfetta imperfezione. Il trattamento degli ideali irraggiungibili

Quali sono i meccanismi psicologici, relazionali, sociali che determinano e rinforzano la tendenza alla perfezione ,ingabbiando molti individui e impedendo loro di vivere in maniera autentica? Quanto è possibile isolare il perfezionismo da sintomo di un disturbo a sindrome a se stante? Cercherò all’ interno di questo articolo di rispondere a queste domande partendo dall’analisi  dei comportamenti di soggetti eccessivamente pignoli, scrupolosi e meticolosi.   La voglia di essere perfetti determina un’aspirazione irreprensibile che ha come conseguenza il non essere mai soddisfatti, qualsiasi cosa si faccia. L’uomo ritiene che si possa trovare il meglio, l’ottimo, la perfezione, in qualsiasi ambito, e che quindi la perfezione esista. La perfezione è sempre associata alla felicità, all’armonia ,alla pienezza dell’essere, ma il perfezionista non è una persona libera, ha un impulso represso: DEVE

Il concetto di “perfezione è lontano nel tempo, nella cultura greca una capacità può dirsi perfetta quando non si può concepire nulla di superiore e quando raggiunge il vero proprio fine. Nel Medioevo perfetto è l’uomo senza macchia e difetti. La perfezione cristiana è essenziale, operativa, strumentale e finale.. Jung invece distinguerà perfezione e completezza, dove la perfezione appartiene agli dei, la completezza o la totalità è il massimo cui un essere umano può aspirare: l’archetipo. Ricardo Peter, autore della terapia dell’imperfezione, ridona dignità al limite come dimensione in cui l’individuo nasce, vive, cresce e sperimenta se stesso incontrando la realtà: l’uomo è limitato e definito dal limite.

Nella Psicologia del perfezionismo, il cui concetto risale alla fine degli anni ’70 ,la perfezione viene intesa  in termini unidimensionali: stabilire standard non realistici per se stessi, attenzione selettiva verso il fallimento, pensiero dicotomico (successo pieno o totale fallimento) (Hollender,1965,Hamacheck, 1978, Burns, 1980). Secondo tali autori esisterebbe un perfezionismo normale, ovvero quando il soggetto è soddisfatto degli obiettivi raggiunti; e un perfezionismo nevrotico, cioè quando non si è mai soddisfatti della propria performance.  Inoltre negli uomini è stato rilevato un perfezionismo legato a comportamenti dominanti , nelle donne ad atteggiamenti di sottomissione, quando il perfezionismo è donna è superdonna. Il perfezionismo va inteso come caratteristica che si sviluppa attraverso l’interazione con l’ambiente. Esistono particolari convinzioni (schemi cognitivi) che si sviluppano durante l’infanzia. La convinzione alla base è che  ci si merita  attenzione solo se si è perfetti. I fattori che possono esercitare pressioni perfezionistiche sono: genitoriali, del bambino e ambientali. Gli individui possono sviluppare un perfezionismo diretto verso se stessi o verso gli altri. Il perfezionismo può essere generato da:  aspettative sociali( aspettative genitoriali troppo alte); dall’apprendimento sociale( imitazione del perfezionismo genitoriale);dalle reazioni sociali (reazione del bambino ad ambiente malsano e alla vergogna); dall’innalzamento dell’ansia (eccessiva preoccupazione dei genitori di essere imperfetti e loro iperprotettività). Si può dedurre che i perfezionisti provengono da ambienti familiari particolari. Esistono  genitori con atteggiamento caloroso contro un punitivo-severo, alto o basso controllo. In sintesi i perfezionisti possono provenire da ambienti eccessivamente critici, rigidi con regole ed esagerate richieste, o da un ambiente caotico, dove mancano certezze da cui ne deriva che il bambino si crea le regole da solo. Quando i bambini vivono una relazione con la madre sistematicamente contraria alle loro iniziative autentiche, la percezione che ne traggono è di ostilità materna al loro vero Sé, da qui deriva una rinuncia al normale desiderio di stabilire con gli altri un contatto emotivo. Il bambino mette in atto un omicidio psichico, cioè le emozioni verranno vissute solo verso persone nei cui confronti non c’è attaccamento. I bambini con tratti perfezionistici  sperimentano uno stile di attaccamento insicuro-ambivalente poiché l’altro è considerato validatore della propria identità e ciò lo trasforma in un giudice pericoloso da evitare e fuggire. Nell analisi transazionale il messaggio spinta è : sii perfetto che genera il microcopione “sono Ok finchè perfetto e irreprensibile, altrimenti non valgo nulla e merito di essere punito o di non esistere” facendo anche emergere un conflitto tra crescere e non crescere. L’immagine che abbiamo di noi stessi è l’insieme delle conoscenze e delle valutazioni che pensiamo gli altri abbiano di noi. In particolare i soggetti con tratti perfezionistici di personalità nelle relazioni con gli altri sono animati da emozioni quali: vergogna, imbarazzo, orgoglio e senso di colpa.

Perfezionismo e narcisismo: quale relazione?. Secondo Kunth il narcisismo primario è espresso dal bambino attraverso il controllo che ha della relazione con la madre poiché non distingue un IO-TU. Tale visione onnipotente è presto smantellata dalle imperfette cure materne, quindi tutto ciò che è perfetto è parte del Sé, il resto parte del Tu. Oppure il bambino cerca di salvaguardare la perfezione infantile perduta attraverso la costruzione di due strutture narcisistiche : il Sé grandioso-esibizionistico e l’imago parentale idealizzata. Quando le gratificazioni vengono meno si andrà a formare un Super –Io rigido che porta ad una crisi del Sé grandioso che si manifesta con tratti perfezionistici di personalità. Inoltre comporta molta rabbia che spesso è violenza, anche se si maschera di rabbia coscienziosa, precisa, pulita, obbediente.  Mitchell invece identifica un modello definito modello di conflitto relazionale. Le configurazioni psicopatologiche hanno origine nella ripetizione di modelli relazionali inadeguati e perpetuati come modalità interattiva;quest’ultima si è appresa nella relazione con i genitori, i quali non hanno avuto la capacità di godere delle illusioni per poi disimpegnarsi da esse. Mitchell ha presentato tre tipi di illusioni narcisistiche del transfert: illusioni di grandiosità, di identicità e di idealizzazione. Dunque perfezionismo e narcisismo sono riconducibili a matrici comuni, ma i criteri diagnostici non sono sovrapponibili. Il disturbo narcisistico di personalità deve presentare almeno 5 dei seguenti sintomi: senso grandioso d’importanza,fantasie illimitate di successo, crede di essere speciale, richiede eccessiva ammirazione, crede che tutto gli sia dovuto, mancanza di empatia, sfruttamento interpersonale, invidioso, arrogante e presuntuoso. Il narcisismo può essere overt( fantasie di successo, disprezzante, non empatico, non genuino)  e covert (si vergogna, ha dubbi, si sente fragile ma cerca gloria e potere). Il corollario della sindrome da perfezionismo prevede: paura del fallimento, standard elevati , necessità di autocontrollo, attenzione selettiva nei confronti del fallimento, modalità pregiudiziale di valutazione. Entrambi i quadri presentano sentimenti di umiliazione, vergogna,  e autocritica. Spesso si associano a ritiro sociale, umore depresso, attenzione a mantenere nascosti alcuni aspetti del Sé, ne nasce una battaglia tra richieste del Sé reale e richieste del falso Sé che portano a malattie psicosomatiche e a meccanismi ipocondriaci. Inoltre entrambi tendono all’isolamento proprio per evitare il crollo dell’idealizzazione, propria ed altrui, poi l’isolamento protegge dall’intimità che scatenerebbe le richieste arcaiche affettive del Sé reale.

Tratti perfezionistici sono riconducibili ai disturbi alimentari, è fattore di rischio specifico per l’anoressia nervosa e la bulimia. Sembrerebbe esistere una relazione tra perfezionismo,insoddisfazione corporea e autostima. Le persone affette da anoressia nervosa concentrano tutti i loro sforzi nel controllare, prevedere e gestire gli aspetti della propria vita, in particolare verso il proprio corpo. Il perfezionismo si associa anche alla depressione, una tendenza ossessiva al perfezionismo, competere con gli altri ricavandone spesso un senso di frustrazione e di insoddisfazione, tratti di personalità dipendenti, bassa autostima e forte tendenza all’autocritica possono correlarsi a questo disturbo.. Il perfezionismo è associato all’ansia. Il soggetto ansioso vivrebbe con il mito del controllo assoluto, ritenendo che sia possibile ottenerlo e rimanendo con il dubbio perenne di non riuscire a possederlo. Il controllo è indispensabile della condizione di tranquillità, il controllo non è la soluzione dell’ansia ma una sua componente, è un obbligo imprescindibile.

Il perfezionismo è un tema ricorrente anche per l’ossesivo-compulsivo, anche se l’angoscia è più evidente, ha più paura di avere problemi ed è maggiormente cosciente della vergogna che rischia. La ricerca della perfezione è un tentativo di controllare i propri sentimenti in modo da essere una persona corretta. Chi cerca la perfezione tende ad esercitare un controllo progressivo su spazio, tempo e vita stessa.  Anche la fobia sociale è altamente correlato al perfezionismo. Chi soffre di fobia sociale evita le situazioni sociali proprio per  il timore di comportarsi in maniera sbagliata e di essere respinti. Tale struttura di personalità si snoda intorno all’ansia, alla paura e alla vergogna. In ultima analisi c’è da considerare il legame che intercorre tra perfezionismo e malattie psicosomatiche. I perfezionisti concentrati su di se sono a rischio di depressione,suicidio e disordine alimentare, inoltre sono soggetti predisposti a sindromi da intestino irritabile.

Dott.Stefania De Blasio, Psicologa

 

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