Perchè è difficile essere felici?

Perchè è difficile essere felici?

Per rispondere a questa domanda, proviamo a fare un viaggio indietro nel tempo. La mente umana moderna, con la sua sorprendente capacità di analizzare, pianificare, creare e comunicare, si è evoluta in gran parte nel corso degli ultimi 100.000 anni, da quando la nostra specie, Homo sapiens, è comparsa per la prima volta sul pianeta. Ma le nostri menti non si sono evolute per “farci sentire bene” e raccontare barzellette, scrivere poesie o dire “ti amo”. Le nostre menti si sono evolute per aiutarci a sopravvivere in un mondo pieno di pericoli.

Immagina di essere un primitivo cacciatore-raccoglitore. Di che cosa hai bisogno, essenzialmente, per sopravvivere e riprodurti? Di quattro cose: cibo, acqua, riparo e sesso. Ma nessuna di esse è importante se sei morto. Quindi, la priorità numero uno della mente dell’uomo primitivo era quella di prestare attenzione a tutto ciò che poteva costituire un pericolo e di evitarlo. La mente primitiva era essenzialmente un dispositivo per non farsi uccidere e ciò, si dimostrò di enorme utilità. Più i nostri antenati diventavano bravi a prevedere e ad evitare il pericolo, più a lungo vivevano e più figli facevano. Perciò di generazione in generazione, la mente umana è divenuta sempre più abile nel prevedere ed evitare il pericolo. E ora dopo 100.000 anni di evoluzione, la mente moderna è continuamente all’erta per valutare se ciò che incontriamo è buono o cattivo, sicuro o pericoloso, utile o dannoso. I nemici dell’era moderna non sono più le tigri o i mammut, ma sono meno evidenti, come ad esempio “perdere il lavoro”, essere esclusi, rendersi ridicoli in pubblico, ammalarsi di cancro. Così il più delle volte trascorriamo il tempo a preoccuparci di cose, che molto probabilmente non succederanno mai. Altra cosa essenziale per la sopravvivenza di un uomo primitivo era l’appartenenza ad un gruppo… se il cacciatore è solo, il lupo lo mangia! Quindi allora come adesso, integrarsi con gli altri, contribuire al mantenimento della comunità, essere bravo quanto gli altri, è sinonimo di sopravvivenza. Le nostre menti moderne ci continuano a mettere in all’erta rispetto all’eventualità di essere rifiutati e ci portano confrontarci con gli altri membri della società. Niente di strano se passiamo gran parte del tempo cercando di piacere, se cerchiamo sempre di migliorarci e se spesso non ci sentiamo all’altezza. C’è però da dire che l’uomo primitivo si confrontava con pochi membri del gruppo, l’uomo moderno, attraverso i mass media, internet e social, deve confrontarsi con una miriade di persone più ricche, più intelligenti, più magre, più sexy. Quando ci confrontiamo con queste favolose creature mediatiche ci sentiamo inferiori e delusi della nostra vita. Abbiamo perso in partenza!

Inoltre, la regola “meglio è, più prendi” valeva per l’uomo primitivo così come vale per l’uomo moderno. Migliori sono le armi e più cibo si potrà uccidere. Maggiori sono le riserve di cibo, più possibilità avrai di sopravvivere durante la carestia. Più figli avrai più ci sarà la possibilità che qualcuno diventi adulto. Di conseguenza anche l’uomo moderno, cerca di “più e di meglio”: più denaro, un lavoro migliore, un corpo più bello, un amore più importante…e se riusciamo, siamo soddisfatti, per un po’! Prima o dopo ne vorremmo di più!

Così l’evoluzione ha modellato il nostro cervello in modo tale da “soffrire psicologicamente”: siamo perennemente a criticare e valutare noi stessi, è più facile concentrarci su ciò che ci manca, diventiamo velocemente insoddisfatti di ciò che abbiamo,immaginiamo scenari spaventosi, che forse non si realizzeranno mai.

Non c’è da stupirsi se per l’uomo è così difficile essere felici

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