Motivazione : come mi aiuta a scuola,nel lavoro e nello sport.

Motivazione : come mi aiuta a scuola,nel lavoro e nello sport.

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di auto motivazione  e volontà, ora più nello specifico andiamo a vedere come questi costrutti ci aiutano nel lavoro, nello sport e nella scuola.

La psicologia umanistica ha dato importanza in ambito lavorativo alla qualità delle relazioni interpersonali tra lavoratori,alla possibilità di sviluppare la propria personalità nell’attività professionale, alla necessità di ricorrere alle risorse personali in modo creativo e costruttivo. Maslow  ha proposto una teoria motivazionale basata sull’idea dell’innata positività umana che si realizza in condizioni ideali e attraverso il raggiungimento del benessere psicologico. Herzberg nella sua teoria dei fattori  afferma che esistono due categorie separate di fattori motivanti al lavoro: fattori igienici e fattori propriamente motivanti. Realizzare i primi è necessario per prevenire l’insoddisfazione, anche se la soddisfazione deriva solo dai secondi. Vroom  nella sua teoria  dell’aspettativa sostiene che la motivazione deriva dall’equilibrio delle credenze che spingono il lavoratore a credere di poter compiere al meglio un dato compito attribuendo contestualmente al risultato un elevato valore positivo e che sia funzionale  all’ottenimento di un’adeguata ricompensa. Deci e Ryan enfatizzano maggiormente il ruolo delle credenze e delle convinzioni dell’individuo rispetto all’attività intrapresa e alle proprie abilità nell’affrontarle. Locke e Latham hanno proposto la teoria del goal setting che prevede la gestione dell’attività lavorativa per obiettivi, dove l’obiettivo orienta, spinge e motiva l’individuo all’azione. Le caratteristiche basilari degli obiettivi sono : specificità, misurabilità, accessibilità,realismo, tempo definito, facilmente sintetizzato con l’acronimo S.M.A.R.T.  La valida tabella di goal setting prevede tre tipi di obiettivi; di risultato, di performance e di processo. Le caratteristiche del goal che influenzano la prestazione sono i “mediatori”, variabili che spiegano la relazione tra causa e conseguenza. L’obiettivo da la direzione, definisce lo sforzo, favorisce la persistenza e stimola strategie adeguate ai desideri. I modeatori sono l’impegno, l’abilità , il feedback, il vincolo situazionali e l’autoefficacia.

Nell’attività sportiva è recente l’interesse per un approccio psicologico che tiene conto della stretta relazione che lega corpo e mente. Nella preparazione mentale del’atleta un fattore importante è la motivazione. Per poter definire la motivazione dell’atleta va appurato il locus of control che è interno in atleti che si sentono responsabili di ciò che gli accade, esterno negli atleti che attribuiscono  i risultati ottenuti a forze esterni. La motivazione dell’atleta è direttamente rafforzata da un’aspettativa di successo elevata. Gli atleti si trovano spesso a  contatto con fatica, dolore che diventano agenti stressanti. La personalità resistente, cioè motivata a proseguire nello sforzo fisico, si caratterizza per una sensazione di controllo che porta a pensare di essere padrone della propria vita. Un altro requisito è l’impegno, cioè perseguire un impegno  anche di fronte a difficoltà o ad eventi che deludono le aspettative e infine, la capacità di accettare la sfida. Perseverare di fronte alle difficoltà dipende dalla capacità di stabilire obiettivi adeguati. Una fase importante nello sport è individuare obiettivi significativi, devono essere chiari e operativamente definiti. Per raggiungere l’obiettivo facilmente può essere utile indicare diversi sotto-obiettivi a breve termine; gli obiettivi devono essere posti in termini positivi e propositivi, inoltre nello sport di squadra è importante che gli obiettivi siano condivisibili. Qualunque strategia si adotti è necessaria l’autodisciplina che serve all’atleta per organizzare la propria vita quotidiana coerentemente al raggiungimento degli obiettivi sportivi stabiliti. La psicologia sportiva identifica numerose strategie per rafforzare la motivazioni, come ad esempio: il training propriocettivo che aumenta l’autopercezione, la concentrazione e il rilassamento, la visualizzazione che aiuta a rappresentare mentalmente il programma di allenamento, allenamento ideomotorio, ristrutturazione cognitiva.

Negli sport di squadra la motivazione dipende dalle dinamiche di gruppo; un gruppo unito  si basa sulla coesistenza di obiettivi personali  e obiettivi collettivi. Il passaggio da un gruppo di individui a squadra  passa attraverso cinque fasi:

  • forming (fase della formazione: c’è dipendenzae orientamento),
  • storming (fase del conflitto: nascono conflitti nel gruppo) ,
  • norming (fase normativa: coesione e scambio),
  • performing (fase della prestazione: role taking e problem solving),
  • adjourning (fase della sospensione: c’è un disimpegno progressivo).

Negli sport estremi  gli atleti hanno una altissimo livello di consapevolezza e autocontrollo. Tale sport richiede  preparazione fisica ma anche mentale e psicologica.

Nella scuola il tema della motivazione è da sempre molto importante, poiché la motivazione è la chiave per il successo scolastico e nella vita. Alcune teorie si sono interessate a tale ambito, come ad esempio l’approccio comportamentista con la teoria del rinforzo, l’approccio cognitivista con la concezione della motivazione all’apprendimento attiva e le ultime teorie che mettono in luce l’interazione tra fattori ambientali e situazionali. La motivazione allo studio trasforma la fatica dell’apprendimento in fonte di piacere, spingendo il soggetto a mettere in atto strategie di apprendimento. In passato la scuola è stata sicuramente dominata da logiche di stampo comportamentista dove la motivazione degli studenti si può ottenere attraverso rinforzi negativi o positivi  che condizionano dall’esterno il comportamento degli allievi. Oggi sicuramente  si è più attenti a sviluppare  la motivazione intrinseca e a stimolare l’allievo ad allenare al forza di volontà, ricorrendo alla decisione, all’autoregolazione e all’autovalutazione. Tra i fattori più comuni che fanno diminuire la motivazione abbiamo: strategie di controllo, la competizione e l’impotenza appresa .

Un apprendimento efficace invece è dato da fattori come: buone abilità personali, saper utilizzare svariate strategie di apprendimento , superare il concetto di compito trasformandolo in obiettivo, bisogno esplorativo o curiosità, bisogno di competenza, di appartenenza e affetto , bisogno di successo e di autorealizzazione. Dopo i bisogni arrivano gli interessi e desideri  che nascono dall’interazione tra stimolo esterno e risposta individuale positiva a quello stimolo. Sono importanti anche le aspettative e i valori del contesto familiare e scolastico , noto è l’effetto Pigmalione che porta lo studente ad interiorizzare il giudizio degli insegnanti convincendosi e comportandosi di conseguenza. Compito dell’insegnante è avvicinare gli studenti all’apprendimento facendo percepire loro il piacere dello studio derivante dalla soddisfazione di bisogni fondamentali strutturando, attraverso un clima collaborativo, un percorso che permette  a ciascun allievo di percepirsi competente, autodeterminato e stimato in classe.

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