Dipendenza dall’altro e bassa stima di sè: sintomi e cause del disturbo dipendente di personalità

Dipendenza dall’altro e bassa stima di sè: sintomi e cause del disturbo dipendente di personalità

Soggetti con caratteristiche di dipendenza assumono un comportamento subordinato e sottomesso finalizzato a ricercare qualcuno che li protegga e che si prenda cura di loro. Esso nasce da una considerazione di sé come fondamentalmente inadeguati e indifesi e pertanto incapaci di affrontare il mondo soltanto con le proprie forze (bassa stima di sé). Questo bisogno che siano altri ad assumersi la responsabilità va oltre le richieste adeguate all’età e situazioni-appropriate di assistenza (come le esigenze specifiche dei bambini, anziani e portatori di handicap) perché temono di perdere supporto o approvazione. Le persone con tratti dipendente di personalità spesso hanno difficoltà ad esprimere disaccordo con altre persone, in particolare con quelle da cui sono dipendenti (genitori, familiari, colleghi); non si sentono così in grado di funzionare da sole e piuttosto che rischiare di perdere l’aiuto di coloro dai quali cercano orientamento e cura accettano tutta una serie di compromessi; hanno difficoltà ad iniziare progetti o fare le cose in modo indipendente; possono andare incontro ad impegni continuativi estremi per ottenere accudimento e supporto dagli altri, fino al punto di partecipare ad attività di volontariato anche spiacevoli se tale comportamento porterà le cure di cui hanno bisogno. Gli individui con personalità dipendente si sentono a disagio o indifesi quando sono soli, e le cause di queste percezioni vanno ricondotte ai loro timori esagerati di non essere in grado di prendersi cura di se stessi. Quando una relazione è finita da poco tempo (ad esempio una rottura di un legame affettivo o la morte di un caregiver), le persone con tratti di personalità dipendente cercano urgententemente un altro rapporto che possa fornire la cura e il sostegno di cui hanno bisogno e sono spesso preoccupati per la paura di essere lasciati a se stessi per le proprie cure. Le persone con una personalità dipendente non si fidano della loro capacità di prendere decisioni e credono che gli altri abbiano idee e soluzioni migliori rispetto ai problemi da affrontare; possono essere devastate da avvenimenti di separazione e perdita, e possono accettare di tutto, anche l’abuso e la sofferenza, pur di mantenere un rapporto. Ci troviamo dunque di fronte a persone che hanno:

  • difficoltà a prendere decisioni senza rassicurazione da parte di altri;
  • passività estrema;
  • problemi nell’esprimere disaccordo con gli altri;
  • evitamento delle responsabilità personale
  • evitamento di essere da soli devastazione o impotenza quando i rapporti finiscono;
  • non essere in grado di soddisfare le esigenze ordinarie della vita;
  • preoccupazione per la paura di essere abbandonati;
  • sentirsi facilmente feriti da critiche o disapprovazione;
  • disponibilità a tollerare maltrattamenti e abusi da parte degli altri.

La sua dipendenza la rende un bersaglio facile per le persone manipolative o instabili, vittima spesso di abusi sia psicologici che fisici o di continui maltrattamenti a violenze.Le persone con questi tratti, coerentemente con il postulato di base, desiderano una relazione “simbiotica” con chi è in grado di proteggerli dal “resto del mondo” e di prendersi cura di loro. Questo li porta a scegliersi partner con caratteri forti, che assumono nei loro confronti comportamenti di controllo e di dominio. Egli tende a richiedere rassicurazioni e conferme; vive qualsiasi gesto di allontanamento, se pur minimo, come un possibile e doloroso abbandono. Le persone dipendenti hanno un’idea di sé pervasa dalla paura di essere sbagliate, inadeguate, incompetenti, che le rende insicure e con una bassa valutazione del proprio valore e della propria efficacia. I soggetti dipendenti sono fondamentalmente persone pessimiste e piene di dubbi su tutte le questioni di fondo. Ritenendo di essere “inadeguate” non si assumono la responsabilità di prendere iniziative, si ritengono degli ottimi  “esecutori di ordini” rispetto ai quali possono anche ottenere buoni risultati. Diventano ansiosi quando, soprattutto in campo lavorativo, si richiede intraprendenza e spirito d’iniziativa. Le critiche ed in generale le disapprovazioni vengono vissute come una conferma della loro mancanza di valore e ciò finisce per alimentare la loro disistima. Il bisogno di conferma, la paura ad esprimere disaccordo e la necessità di avere continue rassicurazioni, possono indurre problematiche lavorative, laddove il soggetto deve prendere decisioni autonome. Spesso queste persone saranno gregari preferendo lavori al di sotto delle loro possibilità.Nei casi in cui la posizione lavorativa non prevede tale libertà, il soggetto può avere la tendenza ad assecondare le richieste di capi o datori di lavoro per poi sentirsi sfruttato o non giustamente considerato.

Le relazioni sociali sono ridotte e limitate a “persone note” che non hanno nei loro confronti aspettative che non riuscirebbero a sostenere. Da un punto di vista psicologico molti soggetti con questo disturbo sono cresciuti in famiglie in cui i genitori od uno di loro hanno comunicato in vario modo che l’indipendenza è fonte di pericoli. Il soggetto percepisce che lo sviluppo della propria autonomia va in netto contrasto con i desideri delle figure di accudimento e quindi per essere loro “fedele” deve rinunciarvi anche perché in caso contrario potrebbe perdere l’amore di queste figure.

Quest’idea è rafforzata dal comportamento dei genitori che premiano il comportamento dipendente e rifiutano, talvolta in modo subdolo, i tentativi orientati alla separazione e indipendenza.

Complicazioni di questo disturbo possono includere depressione, abuso di alcol e di droga, e la suscettibilità ad abusi fisici, emotivi e sessuali. Alcuni studi condotti sulle interazioni parentali tra madre/padre e bambino sostengono che comportamenti di dipendenza in età adulta sono associati a uno stile genitoriale che determina e mantiene le rappresentazioni di sé come vulnerabile e inefficace. I bambini sembrano costruire e interiorizzare tali rappresentazioni di sé sperimentando relazioni genitoriali ambivalenti e intermittenti nella capacità di fornire aiuto e accudimento. Tale atteggiamento induce il bambino a mettere in atto strategie per assicurarsi la vicinanza della figura di riferimento, sviluppando dinamiche di dipendenza, e a temere l’abbandono in qualsiasi momento. incoraggiare i bambini- e soprattutto gli adolescenti – ad essere indipendenti è importante, migliora la loro capacità di gestire e risolvere i conflitti e ad avere buone relazioni interpersonali. Inoltre avere maggiore indipendenza porta ad un aumento della capacità di resistere alle pressioni esterne.  A volte i genitori sono sempre sopra i propri figli e cercano di provvedere ai loro bisogni, indipendentemente dall’effettivo bisogno dei figli di vedersi risolti tutti i problemi, spesso ancor prima che si presentino. Questo atteggiamento risulta controproducente. Studi hanno dimostrato che stare troppo “sopra” i proprio figli genera in loro ansia e depressione. Importante  dare loro un contenimento fatto di regole e allo stesso tempo lasciare che i figli possano esplorare il mondo. Rispetto alle regole è bene precisare che una regola è una regola e non va mai dimenticata. L’ incertezza farà credere al ragazzo di poter ottenere ciò che vuole in ogni circostanza

Il consiglio: Mettersi d’accordo con l’altro genitore su quali sono le regole chiare e coerenti ed essere uniti

http://www.stefaniadeblasio.it

http://www.stefaniadeblasio.it/violenza-vittime-autori/

http://www.stefaniadeblasio.it/restare-partner-si-diventa-genitori/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *