Binge eating o abbuffata? Facciamo chiarezza

Binge eating o abbuffata? Facciamo chiarezza

Il Binge Eating Disorder (BED) è un Disturbo del Comportamento alimentare che si distingue per la presenza episodi ricorrenti di abbuffate. Con questo termine si indica una condizione definita da due precise caratteristiche, entrambe necessarie: 1. Mangiare in un tempo circoscritto ( per esempio in due ore) una quantità di cibo indiscutibilmente maggiore di quella che la gran parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e in circostanze simili; 2. Sensazione di perdere il controllo nell’ atto di mangiare (ad esempio sentire di non poter smettere di mangiare o di non poter controllare cosa o quanto mangiare). Tale comportamento è stata definita abbuffata oggettiva, e si differenzia da altre forme frequenti  di alimentazione eccessiva .

L’abbuffata soggettiva, ad esempio è simile a quella oggettiva, ad eccezione della quantità di cibo assunta. Se non c’è perdita di controllo possiamo parlare di alimentazione eccessiva . queste modalità di alimentazione non si escludono reciprocamente, molti studi dimostrano infatti che soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata possono avere abbuffate oggettive e soggettive. Ai fini diagnostici, vanno considerati comunque la frequenza ( almeno due giorni la settimana), la quantità di cibo ingerito e le emozioni che li accompagnano. Tale definizione differisce da quella  per la bulimia nervosa dove invece è richiesto un numero minimo di due episodi di abbuffate la settimana.

Nel linguaggio comune, si usa dire che ci abbuffiamo quando mangiamo troppo. Questo potrebbe generare confusione: da un lato, si rischia di banalizzare il disturbo con un semplice eccesso di cibo; dall’altro, si rischia di etichettare come BED uno stile nutrizionale magari non esattamente corretto, ma comunque non patologico.

La maggioranza di noi avrà sperimentato almeno una volta nella vita la sensazione di mangiare a sazietà, fino a “sentirsi scoppiare”. Può capitarci a tavola durante le feste, a un aperitivo tra colleghi o in occasioni di festeggiamento come un pranzo di nozze. Mangiamo troppo anche quando saltiamo un pasto e arriviamo tremendamente affamati a quello successivo o semplicemente perché abbiamo davanti un piatto che amiamo molto ma che non abbiamo occasione di mangiare più spesso.

Il contesto in cui abbiamo mangiato a sazietà è perlopiù positivo: una festa in famiglia, una tavolata tra amici, una cena in una località turistica. In seguito a questi episodi possiamo provare rimorso per avere esagerato, sentirci un po’ in colpa e riprometterci, sorseggiando un digestivo, che non lo faremo più. Nonostante si sia abbondato, rimane comunque la sensazione di avere il controllo sul proprio comportamento alimentare; gli episodi sono sporadici e circostanziati.

Nel BED si sperimenta invece una perdita di controllo: si mangia senza riuscire a fermarsi, anche se si sta male per quanto si è pieni. Chi ne soffre vive negativamente la propria immagine: ha scarsa autostima, si vergogna di sé. Si abbuffa in solitudine, spesso con del cibo tenuto appositamente nascosto, vivendo il tutto con profondo disgusto verso se stessi.

Trovare una definizione corretta per i propri comportamenti alimentari serve a indirizzare in maniera efficace il lavoro e non deve essere ridotto a mero etichettamento.

Quando il cibo serve a mettere una distanza

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