Emergenza e psicologia: fattore comune? Le emozioni

Emergenza e psicologia: fattore comune? Le emozioni

Emergenza e psicologia si sono unite per dar vita ad un ambito della psicologia che è la risultante dell’apporto di numerosi settori di ricerca, non solo psicologici (psicologia di comunità, sociologia, psichiatria).

La psicologia dell’emergenza interviene in tutte quelle situazioni nelle quali un evento esterno ed estremo crea una “soluzione di continuità” nel regolare procedere della vita degli uomini. La situazione di emergenza può essere definita come “un evento che minaccia o effettivamente rischia di danneggiare persone e cose”. Si evince che l’intervento di supporto psicologico in casi di emergenza deve essere rivolto anche a chi non ha subito direttamente il trauma ma che ne avvertono la minaccia. La psicologia dell’emergenza ha una forte ricaduta pratica: rappresenta “ il fare qualcosa” nell’ ambito preventivo ed in quello supportivo in occasione di eventi critici. È una pratica che non ha come fine ultimo quello di evitare le risposte psichiche conseguenti  all’ esposizione del disastro; il fine ultimo degli interventi in psicologia dell’emergenza è quello di favorire la conservazione o il ripristino dell’equilibrio psichico delle persone colpite direttamente o indirettamente dall’ emergenza, abbassando il rischio che si sviluppino e si stabilizzino forme di disagio, favorendo invece la resilienza.

In psicologia dell’emergenza gli interventi sono rivolti prevalentemente a persone “normali” che reagiscono normalmente ad una situazione che, invece, è da considerarsi anormale, e sono volti all’ identificazione di coloro che rischiano di incorrere in menomazioni psicologiche o sociali gravi, a causa dello shock provocato dall’ evento traumatico.

Le reazioni più comuni in seguito ad una condizione traumatica arrecano effetti di diversa natura: di tipo emozionale, cognitivo, fisico ed interpersonale. Tra gli effetti emozionali i più comuni sono: shock, collera, disperazione, terrore, senso di impotenza e dissociazione. Tra gli effetti cognitivi, invece, si riscontrano: deficit di concentrazione, di memoria, di prendere decisioni, confusione  e preoccupazione. Gli effetti fisici più frequentemente riscontrati sono: insonnia, disturbi del sonno, senso di affaticamento, problemi gastrointestinali, cefalee, calo dell’appetito. Tra gli effetti interpersonali, infine, compaiono: alienazione, ritiro sociale, menomazione professionale o scolastica, aumento dei conflitti nelle relazioni.

Nelle varie reazioni all’evento traumatico può avere uno specifico rilievo anche la personalità di base del soggetto  ossia la personalità pre-traumatica con le sue eventuali vulnerabilità che possono costituire un fattore predisponente. Dall’altra parte è da considerare che più è intenso e grave il fattore scatenante, più la persona vive impotenza, terrore e angoscia ed è più probabile che si sviluppino sati psichici tendenti a creare sintomi duraturi nel tempo. Le conseguenze riportate da una persona in seguito ad un evento traumatico, inoltre, sono destinate a peggiorare ulteriormente se dovessero sopraggiungere anche altre condizioni sfavorevoli.

Un’annotazione particolare va fatta per quanto riguarda le reazioni psicologiche ed emotivo- comportamentali dei bambini all’evento catastrofico. Tanto più il bambino è piccolo, tanto più è probabile che le modalità percettive prevalenti siano distanti da quelle dell’adulto. Il vero termometro delle e mozioni infantili rimane l’ adulto di riferimento, rispetto al quale il bambino manifesta comportamenti d’attaccamento e sintonia emotiva. La valutazione degli eventi percepiti è dunque appoggiata all’adulto di riferimento e alla sua capacità di offrire un’interpretazione complessiva della situazione. Soprattutto è di massima importanza la capacità del genitore e/o degli adulti attorno a lui di sostenerlo e aiutarlo. I bambini provano vissuti di perdita non solo rispetto alle persone fisiche ma anche rispetto a oggetti, ambienti e abitudini con il conseguente senso di impotenza che scatena. Per i bambini, tra le risposte emotivo – comportamentali al trauma riscontriamo: incubi ripetuti, pensieri ricorrenti e intrusivi, angoscia, comportamenti di evitamento o intorpidimento, disturbi del sonno, difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione, ipervigilanza, ritiro sociale, riduzione della capacità dell’interazione ludica e perdita temporanea di competenze già acquisite. Bisogna però dire che tra le risorse psicologiche rilevate nei bambini risultano essere significative: una buona abilità nella comunicazione, forti credenze di autoefficacia, locus of control interno ed un adeguato coping per far fronte  situazioni problematiche. Affinchè  le risposte emotivo- comportamentali in stato di emergenza siano una risorsa per il riequilibrio individuale, sociale e individuale è necessario un immediato intervento professionale sugli aspetti  relazionali  e cioè significa saper gestire le emozioni che costituiscono forti molle motivazionali: sono dimensioni psichiche che spingono all’ azione e possono quindi essere usate per suscitare comportamenti volti al superamento della situazione di emergenza.

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