Padre e figlio: quale relazione

Padre e figlio: quale relazione

Riscoprire il padre. Importanza della figura maschile nella relazione con il figlio

“L’essere umano è l’unico tra gli animali che nasce non sapendo  “per istinto” come amare, come difendersi, come organizzare i propri affetti e le proprie relazioni. L’uomo non possiede un modello di comportamento ereditato per fare la corte, per accoppiarsi e la sua conoscenza su come riconoscere i nemici non è innata. A insegnare  all’uomo maschio come fare ciò è il padre. Il bambino senza padre, che non viene iniziato al maschile non ha volto, è portatore di un’identità debole e spaventata.” (cit. A. Mitscherlich)

Ho voluto iniziare con questa citazione, perchè forse più di tutte racchiude l’importanza di una sana relazione padre-figlio e ne semplifica il senso.

Nei primi anni di vita del bambino, ma non solo, il padre riveste un’importantissima funzione:sostiene e in parte determina la relazione madre-bambino proprio grazie al suo modo di essere presente nella famiglia, con questa funzione egli regola la distanza nel rapporto madre-figlio. Potremmo definirlo il regolatore della relazione empatica. Se non accade tale separazione, il figlio conserva l’assenza di limiti con l’ altro, perde o non acquista l’individualità, resta nella fusione. Se il padre esplica la sua funzione di forza e di legge, il figlio acquisisce una sua individualità e si separa senza traumi dal mondo materno raggiungendo una sintesi tra padre e madre  che Fromm definisce ” la base della salute mentale e della conquista della maturità. Ciò permette il ritorno alla madre senza pericolo”
Lo stesso Freud (1924) teorizza l’ingresso del padre nella relazione con il figlio solo attorno ai tre o quattro anni di vita: egli entra veramente nel triangolo relazionale, con una funzione di rivalità  solo in epoca edipica.  La crisi edipica non potrebbe essere superata senza la proibizione che è nel rivale paterno. Durante l’adolescenza si ripete la stessa intromissione che ha permesso l’avvio di un processo di individualizzazione del bambino e ha gettato le basi delle future relazioni interpersonali (padre come altro da sè e dalla madre).
Inizialmente il padre viene sentito come rivale, poi si determina un’idealizzazione di sè, trae materia dal genitore dello stesso sesso che raffigura il “modello”. L’adolescente maschio nega l’attrazione verso la madre (fase di latenza-genitale) ed emerge ostilità, spesso espressa, verso il genitore dello stesso sesso. Il ragazzo è fiero della sua virilità perchè deve passare da una rottura dilaniante di una rinuncia della madre e identificazione all’immagine virile. In questa fase il padre è importante per una sana identificazione sessuale del figlio e introspezione strutturale del Super-Io che scaturisce da un’identificazione con la figura del padre, inibitoria e odiata, ma anche ammirata e invidiata. Il bambino si identifica con colui che può dispensargli il maggior numero di gratificazioni e punizioni, ossia colui che più di frequente influenza il suo comportamento.

Il padre serve come modello di aggressività per il figlio, è modello strumentale poichè serve a far si che il figlio si inserisca nella società e la possa controllare.Il padre trasmette al figlio i valori della società e promuove la consapevolezza. Ha un ruolo guida per quanto riguarda l’autorità sia per come “presenta” al figlio le varie “autorità” che incontrerà nel suo cammino, ma anche dal modo in cui egli stesso si pone al figlio come autorità potrà dipendere la socialità del figlio. Una relazione positiva tra i due può favorire la sicurezza del ragazzo nelle relazioni con l’altro sesso.

L’assenza della figura paterna determina il costituirsi di un eterno adolescente  in perenne ricerca di rassicurazioni narcisistiche per la sua esistenza, carente proprio sul piano maschile e paterno.

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