Immagine corporea

Immagine corporea

L’Immagine corporea

Sempre più negli ultimi decenni l’immagine corporea ha assunto un valore quasi assolutistico in tutti gli ambiti della nostra vita.
Si crede che avendo un’immagine “idonea” si possa avere successo in tutti gli altri settori di vita che riteniamo importanti. il dato più allarmante è che dalle varie ricerche condotte a livello internazionale, è emerso che  nei Paesi più industrializzati, le bambine manifestano la paura di aumentare di peso già in tenera età (5 anni). La preoccupazione per il proprio aspetto fisico sembra raggiungere i massimi livelli tra i 10 ed i 20 anni anche se, secondo studi europei, tali preoccupazioni permangono anche col passare dell’età

Durante l’adolescenza vanno a coesistere:

a) Fattori psico-sociali. È importante, nella costruzione della rappresentazione del corpo dell’adolescente, come l’ambiente sociale circostante risponde ai mutamenti a livello corporeo e come il ragazzo interpreta tali reazioni. Non solo i genitori, ma anche il gruppo dei pari (amici, compagni di classe, ecc.) esercita un importante condizionamento in tal senso: il ragazzo, vulnerabile, tende infatti ad accettare la valutazione che il gruppo dà di lui come reale. L’adolescente costruisce un’immagine ideale del corpo esaminando il corpo degli altri, identificandosi con persone che fisicamente ammira e recependo gli input provenienti dai media in relazione alla bellezza e alla prestanza fisica. Nell’immagine di sé rientra il confronto tra la propria struttura fisica e quest’immagine ideale, confronto non diretto, ma mediato da fattori sociali.

b) Fattori psicologici interni. L’adolescenza è un periodo in cui si ha una ristrutturazione della personalità a tutti i livelli (aspirazioni, capacità di sopportare la frustrazione, stima di sé, bisogno di gratificazione, ecc.) di cui la ristrutturazione dell’immagine fisica non è che un momento. La sicurezza di sé, da questo punto di vista, è fondamentale al momento della ricerca del “nuovo se stesso”; per questo distorsioni della rappresentazione del corpo sovente rispecchiano problemi di ordine diverso (emotivi, di comportamento…).

c) consapevolezza del proprio sviluppo fisico. Nell’adolescente esiste una certa difficoltà a percepire e a accettare il proprio corpo che, spesso, viene vissuto come poco familiare a causa dei repentini cambiamenti che lo interessano. In tale situazione fenomeni transitori dello sviluppo fisico (acne, sovrappeso, ecc.) possono acquisire una forte risonanza psicologica e originare uno stato di ansia e di disagio personale. La rappresentazione del corpo nell’adolescente è una costruzione psico-sociale: il reale aspetto del corpo viene, infatti, mediato da fattori di ordine sociale, psicologico ed emotivo che ne influenzano l’interpretazione.

Differenze tra uomo e donna:

Nel sesso femminile il fenomeno è maggiormente pronunciato e una grande percentuale di donne normopeso o addirittura sottopeso (secondo gli standard antropometrici) afferma di essere insoddisfatta delle proprie dimensioni corporee.

Per gli uomini il fenomeno sembra essere meno pronunciato anche se in forte crescita.

Altro aspetto interessante emerso dai vari studi è il fraintendimento di base tra i due sessi: le donne credono che gli uomini le preferiscano più magre di quanto in realtà le desiderino e gli uomini credono che le donne diano maggiore importanza all’aspetto fisico rispetto a quella che in realtà gli viene attribuita.
Le immagini pubblicitarie definiscono una sorta di modello ideale, spesso innavicinabile, a cui ispirarsi. Questi modelli ideali influenzano molto di più l’opinione pubblica rispetto ai dati antropometrici medi della popolazione.

Questo problema, tipico dei Paesi più industrializzati si manifesta soprattutto nelle classi sociali più elevate.

L’influenza dei mass media è talmente rilevante che nelle società orientali (dove una corporeità robusta è sinonimo di salute e opulenza), l’introduzione della televisione e dei mezzi di informazione occidentali ha radicalmente cambiato, nel giro di pochi anni, i canoni dell’aspetto fisico ideale.

La rappresentazione dell’immagine corporea è un importante fattore per: autostima, rapporto con gli altri e per la percezione di se stessi nella società. Le conseguenze più gravi dei disturbi della body image possono condurre a:-anoressia/bulimia nervosa-disturbi dell’alimentazione incontrollati (B.E.D)-obesità.

Esistono poi dei rinforzi positivi o negativi derivanti ancora una volta da fattori individuali, familiari, sociali e psicologici che possono risolvere o peggiorare il problema.

Essendo così vario e ricco di elementi variabili, il fenomeno dei disturbi legati alla percezione dell’immagine corporea ha bisogno dell’intervento di numerose figure professionali (medici, nutrizionisti, psicologi, psicoterapeuti ecc…). L’attività fisica gioca in questi casi, un ruolo fondamentale, sia nella prevenzione che nella cura del problema.Nella società contemporanea l’importanza attribuita alla bellezza e alla perfezione comporta un’attenzione esasperata nei confronti delle istanze legate all’immagine corporea, la quale deve corrispondere a rigidi canoni estetici, essere scolpita in ogni sua forma, presentare un aspetto giovane e tonico ma soprattutto magro.
I dati indicano come siano in maggioranza le giovani donne a considerare in modo critico la propria immagine (la quale spesso diviene fonte di disagio e di insoddisfazione), a sottoporsi costantemente a diete restrittive prediligendo cibi considerati “leggeri” e quindi innocui per la propria salute fisica, oppure a ricorrere alla chirurgia plastica per modificare il proprio aspetto. In particolare le ricerche mostrano come vi siano alcuni fattori tenuti in grande considerazione, molti dei quali provenienti, o amplificati, dal sistema massmediale: le icone della moda e dello spettacolo, l’alimentazione, l’immagine esteriore e la taglia dell’abito da indossare. La rappresentazione mentale del proprio corpo include componenti personali e sociali ed è in grado di influenzare comportamenti, emozioni e sentimenti e in particolare la propria autostima. Gli stereotipi sociali quotidianamente ci danno delle indicazioni su cosa è appropriato, gradevole o anche solo soddisfacente. Non essere in grado di avvicinarsi a determinati standard può determinare un aumento della propria insoddisfazione, un sentimento di inadeguatezza del proprio corpo. Lo scarto tra come si dovrebbe o vorrebbe essere e come si pensa di essere sfocia in uno stato di ansia che nel tempo può minare l’autostima e la capacità di affrontare il mondo. Questo processo è più forte e le sue conseguenze sono maggiori quando il soggetto presenta uno stato di fragilità psicologica.

Leggi anche:http://www.stefaniadeblasio.it/alimentazione-consapevole/ e http://www.stefaniadeblasio.it/la-dieta-quando-il-rimedio-diventa-peggiore-del-problema/

Dott. De Blasio Stefania

 

 

Innamoramento e disamore

Innamoramento e disamore

Cosa succede quando ci innamoriamo…..

A tutti è capitato, almeno una volta nella vita di attraversare la fase dell’ innamoramento, pochi sanno però cosa realmente accade quando proviamo questo sentimento.Un risposta viene dalle ricerche sulla psicologia di coppia, la quale spiega l’evolversi della coppia in base a fasi.

Non tutti possono passare queste fasi e sopratutto ogni coppia può passarle con tempistiche diverse.

Bander e Pearson, due autori americani, hanno formulato un modello a 5 stadi prendendo spunto dal modello di Margaret Mahler sullo sviluppo affettivo del bambino in relazione a chi si prende cura di lui. Tale sviluppo parte da un iniziale tipo di rapporto simbiotico con la madre (primi mesi di vita) e passa lentamente a differenziarsi da lei fino ad arrivare ad una individuazione.

Cosi come nel bambino, anche nella coppia (quante volte abbiamo sentito dire che i rapporti attuali sono influenzati dal modo in cui siamo stati cresciuti dai nostri genitori?) si procede per fasi o stadi.

In particolare nell’evoluzione della coppia si passerebbero 5 stadi:

  • INNAMORAMENTO o SIMBIOSI

Questa fase viene definita la fase dell’innamoramento. In questa fase si idealizza il partner e si perdono i confini rispetto a lui/lei: le due persone sono inseparabili e spesso si distaccano dalle rispettive famiglie e dalle amicizie, passano insieme molto tempo e tendono a considerare molto le somiglianze reciproche, trascurando le differenze. Lo scopo di questa fase è stabilire il legame o attaccamento. Approssimativamente  la fase dell’innamoramento dura 6-9 mesi; oltre questo periodo la fusione diventa sintomo di dipendenza e angoscia d’abbandono e può condurre alla strutturazione di coppie simbiotiche disfunzionali (tipo invischiato o dipendente-ostile).

  • DIFFERENZIAZIONE:

La differenziazione è conseguenza alla delusione che l’altro non è la figura idealizzata creata nella fase di innamoramento. Questa fase è anche detta del «risveglio», e suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente constatare le differenze, le divergenze; dall’altra può diventare gratificante e stimolante scoprire l’altra persona nella sua unicità. In pratica una coppia evolve dallo stato simbiotico a quello della differenziazione quando comincia a pensare in maniera indipendente e vi è uno spostamento verso l’introspezione. Le difficoltà diventano più intense quando uno dei due non è pronto, e mette in atto tutti i tentativi per mantenere lo status quo della simbiosi. In questo caso il cambiamento viene visto come un segnale di deterioramento patologico del rapporto, anziché come un naturale processo evolutivo.  Emergono quindi, le differenze tra i partners e i primi conflitti. I partners hanno bisogno di conoscersi realisticamente (esame di realtà), accettare le inevitabili differenze e valutare le possibilità/disponibilità a venirsi incontro e crescere insieme. Va individuata la permanenza di alcuni processi simbiotici: per es. le manipolazioni finalizzate a cambiare l’altro, i tentativi di nascondere/evitare il conflitto impedendo la differenziazione. I sentimenti personali di delusione, perdita e tradimento devono essere affrontati insieme e risolti affinché la coppia consolidi un attaccamento sicuro. Lo scopo di questa fase è la capacità di esprimere e accettare le singole individualità e le reciproche differenze gestendole in modo costruttivo e soddisfacente per entrambi (capacità di problem-solving). La ridefinizione dei propri confini viene espresso attraverso attività e spazi separati. L’accettazione e l’espressione delle singole individualità conduce ad un senso profondo di cooperazione e intimità.

  • SPERIMENTAZIONE

I partner sentono fortemente il bisogno di individuarsi e riconoscersi come diversi, sperimentandosi all’esterno, per cui l’altro può essere percepito come limitante l’autonomia. In questa fase, i partner hanno il compito di consolidare il potere e l’autostima personale, riscoprendosi come individui. Sviluppare il sé sociale diventa prioritario rispetto alla relazione. Questa fase è fortemente influenzata dalle esperienze precedenti: da come l’individuo singolo ha sentito riconosciuti i suoi bisogni di esplorazione nella sua infanzia e da quanto la coppia è riuscita a definire un attaccamento sicuro nelle fasi precedenti. In ogni caso è una fase difficile: la fusione viene percepita come minaccia all’individuazione e all’autorealizzazione; la relazione tra i partners diviene secondaria; ci si difende dalla troppa intimità; la soddisfazione più eccitante proviene dall’esterno. Gli individui che non hanno attraversato una sana simbiosi e una buona differenziazione temono che la relazione minacci la loro fragile autonomia/individuazione oppure, al contrario, percepiscono l’autonomia dell’altro come un segnale di abbandono (coppia ostile–dipendente). Gli individui che hanno invece raggiunto una sana autonomia riescono ad apprezzare quella dell’altro e procedono gradualmente verso il riavvicinamento della fase successiva senza timori di perdere l’indipendenza raggiunta.

  • RIAVVICINAMENTO

Le coppie che hanno attraversato in modo positivo le precedenti fasi riscoprono la voglia di impegnarsi costantemente con l’altro e di lasciarsi andare alla vulnerabilità e all’intimità. Alcune tensioni sono causate dall’ancora persistente oscillazione tra periodi di crescente intimità e sforzi di ristabilire l’indipendenza. Gli obiettivi di questa fase sono: la capacità di impegnarsi/coinvolgersi con l’altro (anche in situazioni di disaccordo) e di esprimere se stessi e la propria individualità senza paura di rendersi vulnerabili, di perdere autostima/autonomia, di allontanare il partner. Raramente queste coppie vengono in terapia se non per eventi stressanti esterni alla relazione (lavoro, trasferimento, malattia). Possibili conflitti nascono se uno dei due partner è ancora nella fase di sperimentazione.

  • INTERDIPENDENZA

Si raggiunge la piena intesa: si è superato il difficile processo di conoscere sé e l’altro, integrare le diverse individualità, sviluppare strategie per corrispondere con rispetto e sensibilità ai bisogni di entrambi, condividere progetti e prospettive. I partners hanno consolidato reciprocamente la percezione della costanza dell’oggetto amato. Questa è la fase dell’amore maturo. Amare l’ altro per quello che egli è realmente e con i suoi difetti. È la fase in cui si scopre che il difetto dell’altro fa sorridere, è la fase in cui se i due discutono lo fanno sui contenuti e non sulla persona

Come abbiamo visto alla fase dell’innamoramento e dell’idealizzazione ne seguono diverse altre, ognuna delle quali pone nuove sfide e nuovi compiti da affrontare nella coppia. Il modo di affrontarle deriverà dal carattere dei partner, dalle loro esperienze passate, dal loro stile di attaccamento. Se la coppia sarà in grado di superare le diverse fasi si arriveà alla fase dell interdipendenza in cui si ama l’altro e se stessi senza timore. Qualora vi sia un ostacolo, invece, nelle fasi della differenziazione o della sperimentazione è probabile che la coppia vada incontro ad una crisi, ad un conflitto o ad una separazione.

Leggi anche:http://www.stefaniadeblasio.it/litigare-in-coppia-come-farlo-in-modo-costruttivo-impariamo-a-gestire-i-conflitti/

Dott. De Blasio Stefania

Alimentazione Consapevole

Alimentazione Consapevole

Cosa vuole dire alimentazione consapevole?

Mangiare è considerato uno dei piaceri della vita, ma “mangiare bene” non significa solo saziarsi. Consumare cibi buoni e di qualità in un ambiente amichevole, mangiare un po’ di tutto ma in quantità adeguate è infatti altrettanto importante.

L’equilibrio alimentare non si costruisce su un unico pasto o su un unico giorno ma piuttosto su una continuità settimanale. Non esistono cibi “proibiti” come neanche cibi “miracolosi”, anche se ovviamente alcuni alimenti sono considerati più salutari (come la frutta, la verdura, i farinacei, il pesce) e altri meno (come i cibi zuccherati o troppo salati, le carni rosse, i grassi di origine animale).

 “Variazioni” sul tema

Se “mangiar sano” ti fa venire in mente tutti gli alimenti che non puoi mangiare, prova a re-inquadrare il problema pensando a tutti i nuovi cibi che puoi provare. Inizia con qualche frutto esotico, cerca di creare versioni più salutari di piatti che in partenza non lo sono (per esempio cucinando al forno pietanze che generalmente si friggono), aggiungi qualche aroma naturale a piatti che ti sembrano insipidi (per esempio un po’ di rosmarino nelle verdure al vapore o grigliate).

Ricorda che non è necessario rinunciare ai propri cibi preferiti. Mangiare sano è questione di equilibrio. Si possono mangiare tutte le pietanze, anche se caloriche, grasse e zuccherate. L’importante è mangiarle una volta ogni tanto, in minore quantità, bilanciarle con cibi salutari e con un po’ più di esercizio fisico. L’essenziale è costruire i propri pasti in modo bilanciato e non digiunare. Se per esempio in qualche occasione si esagera un po’, si può compensare con pasti più leggeri nei giorni successivi. Infine, evita le diete “fai da te” e rivolgiti al tuo medico di fiducia per qualche consiglio su come mangiare meglio. Ricordati che oggi non si parla più di diete, ma di linee di corretta alimentazione e di stili di vita salutari.

L’importanza dei pasti I nutrizionisti raccomandano di fare 3 pasti al giorno: colazione, pranzo, cena. A questi si può aggiungere uno spuntino, consigliato soprattutto per bambini, anziani o semplicemente quando si ha fame.

I pasti scandiscono la nostra giornata e danno al corpo dei punti di riferimento che ci aiutano a regolare meglio l’assunzione di cibo. Da qui l’importanza di non saltare i pasti: infatti, saltandone uno il nostro organismo tenderà a rifarsi al pasto successivo e a mangiare di più per prevenire un eventuale stimolo di fame.

Anche il tempo necessario per consumare il pasto è importante. In effetti, il nostro cervello ha bisogno di tempo per ricevere i segnali dallo stomaco, quei segnali che gli permettono di capire che stiamo effettivamente mangiando. Si dice che devono trascorrere circa 20 minuti prima che si arrivi a percepire che abbiamo mangiato abbastanza vera e propria pausa è, oltre che utile al proprio equilibrio alimentare, anche un modo per inserire momenti di relax e di maggiore tranquillità. Riunirsi con familiari o amici per un pasto, mette nella condizione di apprezzare maggiormente ciò che mangiamo. Fin dalla tenera età, il pasto è un momento chiave per assimilare sane abitudini alimentari, norme igieniche e regole di vita sociale.

Più nello specifico: emozioni e cibo

Il cibo non è mai stato solo uno strumento attraverso il quale soddisfare il bisogno primario della fame, ma ha sempre avuto, in ogni epoca e in ogni luogo, numerosi altri significati.Rappresenta infatti:

  • uno strumento di relazione con gli altri individui;
  • una modalità di esprimere i sentimenti;
  • un’espressione religiosa.

Il rapporto fra emotività, alimentazione e perdita di peso gioca un ruolo chiave nella gestione del problema del sovrappeso e dell’obesità

Fame nervosa o Emotional eating

Spesso nella vita quotidiana può capitare di provare emozioni negative come rabbia, tristezza o ansia. Di fronte a queste ci possiamo sentire impotenti e vulnerabili.

Talvolta l’abbuffata o un’alimentazione incontrollata possono diventare un vero e proprio comportamento di gestione delle emozioni negative. Anche se l’abbuffata induce, a breve termine, effimere sensazioni di benessere, favorisce tuttavia l’insorgere di emozioni dolorose come vergogna, colpa, rabbia o tristezza. Queste emozioni a loro volta possono di nuovo facilitare l’assunzione di comportamenti alimentari dis-regolati. Si crea così un vero e proprio circolo vizioso che contribuisce ad un peggioramento dell’umore, diminuisce l’autostima, abbassa la qualità della vita e, soprattutto, determina un notevole aumento di peso.

L’alimentazione può diventare quindi uno strumento di regolazione delle emozioni; in altre parole si tende a mangiare in modo inappropriato per i seguenti motivi:

per noia (molti pazienti assumono cibo perchè si annoiano
per ansia – tensione – stress (molte persone conferiscono al cibo un ruolo di sollievo momentaneo dai pensieri, il mangiare diventa una fonte di occupazione);

per solitudine – tristezza(si mangia per compensare la malinconia di un momento come se il cibo potesse colmare il nostro vuoto interiore. Il cibo acquisisce così la funzione di un farmaco anestetico con lo scopo di ridurre il malessere emotivo);

per rabbia (verso se stessi e verso il contesto sociale discriminante);

per vergogna. 

Leggi anche http://www.stefaniadeblasio.it/la-dieta-quando-il-rimedio-diventa-peggiore-del-problema/

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